Nato a Roma il 2 novembre 1938, Tano Festa consegue il diploma in Fotografia Artistica nel 1957. Con Mario Schifano, Franco Angeli, Renato Mambor, Sergio Lombardo, Giosetta Fioroni, Cesare Tacchi, Jannis Kounellis, Mario Ceroli, Umberto Bignardi ha dato vita a quella che Cesare Vivaldi avrebbe definito nel 1963 sulle colonne de Il Verri come Giovane Scuola di Roma, in grado di far vivere alla Capitale una fortunata stagione artistica.
La prima esposizione Documentata di Tano Festa risale al 1958, anno della partecipazione alla Mostra di Pittura per il Premio Cinecittà, organizzata dal Partito Comunista Italiano. Nel 1959 le opere di Tano Festa arrivano alla Galleria La Salita di Gian Tomaso Liverani, che all’epoca rappresentava uno dei palcoscenici più importanti per quanto riguarda l’arte contemporanea.
Nelle prime opere Tano Festa mostra una vicinanza e un particolare interesse verso il surrealismo astratto europeo e americano. Il 1960 rappresenta un anno di svolta per l’artista, che realizza i primi dipinti monocromi, che diventeranno poi caratteristici dell’artista. Festa entra così nel filone della pittura anti-rappresentativa, aniconica e monocroma. Già nel 1961 l’artista vive una nuova evoluzione artistica e stilistica: se all’inizio i quadri monocromi erano scanditi con la carta, adesso sulla tela sono presenti listelli di legno che vengono disposti verticalmente e ad intervalli regolari. L’uso di vernici industriali e i listelli di legno oscurano e nascondono ogni aspetto emotivo dell’autore rendendo le opere decisamente oggettuali. Anche in questi lavori sopravvivono componenti surrealistiche, come ad esempio l’aritmia nella suddivisione degli spazi, che va volutamente a creare un senso di straniamento nell’osservatore. Sono queste le opere che, nel 1961, Tano Festa presenta alla sua prima personale presso la galleria La Salita. Proprio il 1961 rappresenta l’anno di svolta nella carriera dell’artista che, dopo la partecipazione al XII Premio Lissone, viene invitato con maggiore frequenza alle mostre, in segno di interesse e apprezzamento dei critici alle sue opere.
Dal punto di vista artistico, il 1962 è un anno chiave, nel corso del quale nelle opere di Tano Festa fanno il loro ingresso gli oggetti, ossia finestre, porte, armadi e oggetti di uso comune che vengono però prodotti da un falegname in base ad un preciso disegno effettuato dall’artista stesso. Nel maggio dello stesso anno viene esposta per la prima volta, presso La Tartaruga di Plinio De Martiis, La Finestra Rossa e Nera, che sarebbe diventata un’opera iconica dell’autore. Sempre nel corso del 1962, Tano Festa soggiorna a Parigi dopo aver vinto una borsa di studio del Ministero della Pubblica Istruzione e, rientrato in Italia, partecipa alla mostra Nuove prospettive della pittura italiana e poi al VII Premio Termoli, dove ottiene il Terzo Premio dell’Amministrazione Provinciale con l’opera Stanza rossa.
Nel 1963 assistiamo ad una nuova evoluzione nelle opere di Tano Festa, che inserisce le prime scritte all’interno dei telai dei mobili. Nel corso dello stesso anno l’artista propone anche i primi quadri con citazioni e riferimenti ad artisti del passato, mostrando, nel corso degli anni, un particolare interesse per Michelangelo; il primo riferimento a questo artista si trova nell’opera Particolare della Sistina dedicato a mio fratello Lo Savio, mentre le due versioni de La Creazione dell’Uomo sono forse tra le opere più iconiche.
Risale al 1965 il primo viaggio di Tano Festa a New York, una delle mete più ambite per gli artisti di quegli anni. Dalle lettere inviate da Festa all’amico Giorgio Franchetti emerge, però, anche la difficoltà dell’artista nell’affermare l’identità artistica che era riuscito a costruirsi a Roma. Di fronte allo scetticismo e al distacco del mercato americano, Tano Festa continua a lavorare sul proprio stile iniziando a sperimentare la tecnica del ricalco a mano di immagini proiettate o riportate su carta velina. Sempre a New York il cielo azzurro con le nuvole, particolarmente caro a Tano Festa a partire dal 1963, si evolve in una serie di opere come Cielo meccanico, Cielo newyorkese e Grande nuvola. Dal punto di vista stilistico, il cielo di Tano Festa diventa più dinamico e dettagliato. Sempre nel corso del 1965, Tano Festa è invitato a partecipare alla IX Quadriennale d’Arte di Roma, alla quale esporrà anche in occasione della X Quadriennale e della XI Quadriennale (1986).
All’inizio degli anni ’70 si assiste ad una nuova evoluzione tecnica e stilistica dell’artista, che converge verso la materia pittorica. I soggetti sono immagini tratte dal passato proiettate sulla tela ma che viene frammentata fino quasi a perdere ogni riferimento con l’opera di provenienza. Una nuova evoluzione si avrà negli ultimi dieci anni di vita dell’autore, che si concentrerà sulla pittura ad acrilico e in particolar modo sui ritratti, volti di amici o di personaggi di famose opere letterarie, come ad esempio Don Chisciotte. Nonostante questi dipinti possano essere considerati figurativi, non si tratta di opere naturalistiche.
Tano Festa muore a Roma il 9 gennaio 1988, all’età di 49 anni. Nel mese di marzo, il Comune di Roma omaggia l’artista ospitando nei locali dell’ex stabilimento Peroni una mostra antologica. Risale al 1993 la mostra antologica in occasione della XLV Biennale di Venezia, in occasione della quale furono esposte le opere di Tano Festa e quelle del fratello Francesco Lo Savio.
Tano Festa, l’artista italiano più vicino alla Pop Art
Artista geniale ed eclettico, con una lavorazione decisamente variegata, Tano Festa è considerato come l’artista italiano più vicino alla Pop Art ed è stato indicato come esponente della Pop Art Italiana. Lo stesso Festa, in occasione dei suoi viaggi negli Stati Uniti, aveva avuto modo di approfondire la differenza tra il contesto italiano e quello americano e si vedeva più vicino a quello che potremmo definire come una nuova arte popolare italiana. Le opere con riferimento a Michelangelo, come la serie dedicata alla Cappella Sistina, hanno il grande merito di rendere attuale l’arte del passato con una rivisitazione moderna dei grandi classici.
Nonostante una produzione decisamente vasta, nell’attività artistica di Tano Festa è possibile individuare serie di opere sullo stesso tema, che in qualche modo identificano l’arte di Tano e il suo intento comunicativo.
Dopo una prima fase, che possiamo contestualizzare alla fine degli anni Cinquanta, nel corso del quale l’artista mostra una vicinanza al surrealismo, all’inizio degli anni Sessanta troviamo i primi dipinti monocromi con un largo utilizzo del colore rosso, un rosso che ricorda il colore del sangue.
Nel 1962 troviamo per la prima volta degli oggetti che vengono disegnati dall’artista e fatti produrre da un falegname. Parliamo di mobilio, come finestre, porte e armadi. La caratteristica di questi oggetti è che sono privi di maniglie e cardini, perdono ogni funzionalità pratica trasformandosi in oggetti d’arte a tutti gli effetti.