Nato a Foggia nel 1986, Agostino Iacurci fin da giovane, ha mostrato un grande interesse per l’arte e la creatività. Le origini artistiche devono essere rintracciate nel writing, ossia la scrittura con pennarelli o spray che Iacurci praticava sin dai dodici anni. Questa passione cresce e si evolve con gli studi di illustrazione. 

Le opere di Agostino Iacurci sono state influenzate da una varietà di fonti, tra cui l’arte pop, il fumetto e l’illustrazione. Ha anche tratto ispirazione dall’arte murale e dal concetto di arte pubblica, che gli ha consentito di portare le sue opere fuori dai tradizionali spazi espositivi e di coinvolgere un pubblico più ampio. Le sue opere spesso affrontano tematiche sociali e questioni contemporanee, come la comunicazione, l’identità, il consumismo e la relazione tra individuo e spazio pubblico. Utilizzando colori vivaci e forme semplici, Iacurci crea immagini che si distinguono per la loro immediatezza e per la grande forza grafica. Le sue opere spesso presentano figure umane stilizzate e astratte, che si integrano armoniosamente con l’ambiente circostante. Dalla sua mano nascono quelli che potremmo definire come personaggi da fiaba contemporanea. Questo stile distintivo ha reso le sue opere molto popolari e riconoscibili in tutto il mondo.

Per comprendere appieno l’arte di Iacurci non si può non fare riferimento alle iniziative di carattere sociale che lo hanno visto coinvolto. Nel 2009 l’artista ha dipinto un muro di 300 metri per la Saba School nello Sahrawi e, nel 2011, ha realizzato, con la collaborazione di alcuni detenuti, tre pareti nel cortile interno del carcere di Rebibbia, Roma.

I suoi lavori sono stati presentati in numerose mostre, festival e progetti in Europa, Stati Uniti, Brasile, Russia, India, Indonesia, Messico, Australia, Corea, Giappone e Taiwan. Le mostre più recenti includono Urban Art Biennale 2017, Völkinger Hütte, European Centre for Art and Industrial Culture, Germania; Cross the streets, Macro Museum Roma, 2017; FADA, House of Madness, The Watermill Center, New York, 2016; 16° Premio Cairo, Palazzo della Permanente, Milano, 2016; Codici sorgenti, Palazzo Platamone, Catania, 2015; From Street to Art, Italian Cultural Institute of New York, NY, 2014; Artmosphere, Urban Art Biennale, Artplay, Mosca 2014.

I suoi lavori sono diventati monumenti per diverse istituzioni pubbliche e private come Yakutsk Biennale, Yakutia, 2017, BBDO headquarter, Southbank, Londra, 2017; Distrito Tec University, Monterrey, 2016; Govind Puri Metro Station, New Delhi, 2016; Istituto Mario Penna, Belo Horizonte, Brazil; Puerto Rico’s Stadium, Porto Rico, 2015; “Le Tour 13”, Parigi 2014; Besançon University Campus, Besançon, 2013; “Fubon Art Foundation”, Taipei, 2012; Saba School in Western Saharawi, 2011.

Gallery Exhibition

La Galleria M77 presenta Gypsoteca, una serie di nuove opere di Agostino Iacurci (Foggia, 1986).

Pittore, illustratore, incisore, muralista e scenografo, Agostino Iacurci ha ideato un progetto espositivo site-specific per gli spazi della Galleria M77. Questa mostra si presenta come il punto di arrivo di quasi due anni di ricerca, che si è basata sul tema del colore come concepito e utilizzato nella pratica della statuaria antica.

Punto di partenza della ricerca di Iacurci è la scultura greco-romana, come si vede nella pratica che originariamente fondeva i materiali specifici della scultura – marmo, bronzo, legno o terracotta – con il colore, creando così un’unica forma. Il gusto antico artificiale nel tempo lo ha in qualche modo alterato, se non addirittura cancellato, dando così origine a un’idea di classicità fatta di marmo bianco asettico o patine monocromatiche. Iacurci è affascinato dalle ricostruzioni delle opere originali greche e romane, con i loro colori vividi e le fantasie violente, quasi psichedeliche. Con Gypsoteca, l’artista ha voluto creare un catalogo personale contemporaneo dell’antico. La serie di opere in mostra coglie l’eco di linguaggi artistici remoti ma universali. Il colore si staglia come simbolo arcaico e, allo stesso tempo, significa una realtà contemporanea popolata da fantasmi virtuali con cui convivere.

La mostra rimarrà aperta al pubblico da martedì 22 maggio fino a sabato 8 settembre 2018 e sarà accompagnata da un volume con un testo di Michele Bonuomo.

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