Avish Khebrehzadeh (Tehran, 1969) è una disegnatrice, pittrice e fotografa iraniana. Il suo lavoro artistico esplora il potere delle figure e il loro aspetto narrativo multiforme in moltitudine di mezzi. Realizza alternativamente sia singole opere di disegno, pittura, fotografia e video installazioni, sia opere “composte” fondendo più mezzi espressivi fra loro.
Cresciuta in una famiglia di intellettuali, Avish si forma in un contesto culturale che avrebbe poi avuto un impatto significativo anche sulla sua vena artistica. Il padre era insegnante di letteratura persiana mentre la madre era grande appassionata di poesia. L’artista cresce quindi in una casa frequentata da artisti, scrittori, poeti e pensatori che discutono di arte e di letteratura.
A causa della rivoluzione iraniana, Avish lascia giovanissima il suo Paese e si trasferisce a Roma, dove intraprende gli studi di pittura presso l’Accademia di Belle Arti. Successivamente si sposta negli Stati Uniti, a Washington DC, dove tutt’oggi vive e lavora. Khebrehzadeh appartiene, come asserisce anche The New York Times, ad un gruppo ristretto di «artisti della diaspora» iraniana. Nelle sue opere e nelle sue realizzazioni è possibile rintracciare quelli che sono i riferimenti culturali della sua terra natìa e la malinconia propria di una persona che ha viaggiato molto esplorando mondi e culture differenti.
Nel 2003 Avish partecipa alla Biennale di Arte di Venezia e riceve il Leone d’oro come miglior giovane artista italiana. Dal punto di vista artistico, le opere di Khebrehzadeh nascono con una visione orientale della vita e assumono forme che si avvicinano all’arte occidentale e in particolare all’arte italiana, dalla quale apprende la filosofia dell’Arte Povera. Questa visione si traduce in una pregevole semplicità espressiva che è possibile definire come una sorta di ricercatostile infantile.
Tra le mostre si ricordano quelle presso il MACRO (Museum of Contemporary Art, Rome), il Rhode Island School of Design Museum in Providence, Rhode Island, il MAXXI (National Museum of the 21st Century Arts, Rome Italy), ed il MONA (Museum of Old and New Art, Tasmania, Australia).
M77 ha avuto l’onore di presentare, tra fine 2018 e inizio 2019, I Sing with My Tongue Silent, personale dell’artista curata da Danilo Eccher. L’esposizione ha raccolto opere che hanno testimoniato e raccontato le tecniche più significative della produzione dell’artista. Nello specifico, il percorso espositivo metteva lo spettatore di fronte ad una grande opera murale realizzata appositamente per M77 Gallery: una foresta intricata di rami blu avvolge lo spazio, assorbendo l’intera scena narrativa e proiettando il visitatore in un clima sospeso ed irrequieto.